- Questa zuppa me la ricorderò finché campo, perché quel giorno imparai cose che credevo di sapere da sempre,
ma che in verità, me ne accorsi dopo, conoscevo solo vagamente. Dunque andò così: - Un giorno Fonzino venne tardi alla tesa
perché aveva certe cose da fare e perciò bisognava aspettarlo a mangiare. Arrivò a mezzogiorno passato e ti scodellò una zuppa
che, se è un piatto sempre buono, alla macchia diventa una manna. Poi la giornata andò avanti: noi con le penere (antiche
trappole per uccelli fatte con crine di cavallo ndr.) si prese tanti tordi e Fonzino, che ogni tanto sgattaiolava tagliolando
(altra trappola oggi severamente proibita ndr.),aveva rimediato il solito mucchietto di pitti, come li chiamava lui, (pettirossi
ndr.), che spennava passo passo e buttava in saccoccia. Quendo mi invitò per la Domenica a mangiarli a casa sua dissi di sì,
ma con quella zuppa e se all'Annita non dispiaceva, la volevo veder armeggiare.- La Domenica ero a casa sua alle nove. L'Annita
che conosceva la mia curiosità, aveva già lavato le verdure, dividendole a mucchietti di tutte le specie che aveva racimolato,
data la stagione: fra poco le conoscerete.
Cominciò col battuto: cipolla, porro, prezzemolo, basilico sotto sale si ritrovarono a soffriggere in una pentola di coccio,
con un bicchiere d'olio. Poi tirò fuori dalla moscaiola un mezz'osso di prosciutto scattivato e rosseggiante.
Al biondo del soffritto aggiunse l'osso e ce lo rigirò senza sosta, dando di mestolo per evitare l'attaccaticcio.Quando
l'osso ebbe fatto la sua parte lo levò, lo mise nel paiolo con un terzo d'acqua e poi sul fuoco del camino, riattizzandolo.
Allora aggiunse al battuto carote e sedano a tocchetti.Poi toccò al cavolo nero, tagliato grossolano, i cui odori invasero
in poco tempo la cucina; poi al cavolo a palla che rincarò la dose e che fu seguito da un bel ciuffo di bietoline di fosso
e di erbe che non conoscevo. - Fra un tipo di verdure e l'altro passava una decina di minuti, cinque spiegava lei, per rispiccare
il bollore e cinque per insaporirsi.
Stessa musica per la zucca e le patate.Poi legò tutto con fagioli lessi passati insieme a una ramaiolata di ceci avanzati.
Gran lavoro di mestolo, sale, pepe e dopo dieci minuti, una bottiglia di pomodori conservati. La pentola minacciava di
traboccare ma con la cuoca non c'era niente da fare: Appena la zuppa fu colorita, prese il paiolo,ci levò l'osso e ci versò
il contenuto della pentola. Due mestolate e via sul fuoco, per una mezz'ora abbondante. - E' facile immaginare la riuscita
della zuppa. L'unico che non fu soddisfatto fu Fonzino perché i suoi pitti, a cui aveva armeggiato tutta la mattinata, non
ebbero la festa che si meritavano.
Mangiando e chiacchierando l'Annita spiegò che ogni verdura ha la sua durezza, il suo sapore o la sua importanza: i tempi
diversi rispettavano il tutto. Era una verità semplice e da allora ho scimmiottato l'Annita ma, quel risultato lì non l'ho
mai raggiunto.
Castagneto Marittimo 18 Dicembre 1901
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