CASTAGNETO CARDUCCI - Storia mai scritta

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In corso di ricerca a cura di L.Fancelli

Proverbi castagnetani  - espressioni rimaste

Modi di dire ed altro….

 

 

Il primo pretto, il secondo schietto,

il terzo senz’acqua, il quarto non s’annacqua,

il quinto tutto vino, il sesto come il primo..

Sui gusti un ci si sputa

( interpretazione del de gustibus non disputandum )

 

Quando la torre mette la cappa

Ognun convien che scappa   

( è la torre di Donoratico – chiamata anche Buca della troia )

Fa prima una gallina a’mmontinà

Che cento a riammucchià

A piacimento! – Disse Gigione

( in caserma quando gli chiesero se volesse passare la notte in galera

o essere trasportato a casa – dato che dalla sbornia non era in grado

di camminare )

Se vuoi che l’amicizia si mantenga,

un pagnerino vada e un altro venga.

( Da paniere – l’espressione “mandare un pagnerino” significa mandare un regalo per debito di riconoscenza o per ingraziarsi i favori di qualcuno )

Quando vidi troppa festa fare

Dissi:per me gatta ci cova!

( significa: c’è sotto una fregatura ).

..e vaffanculo signor padrone

locuzione finale a completamento di un ragionamento che si sa, essere scorretto o che comporta danni alle spalle di qualcuno – Non si puo’ fare a meno di ricordare che la sua “omologazione” come proverbio avvenne quando ad un famoso fattore delle tenute dei marchesi di Bolgheri, per l’abitudine e per la grande praticità concettuale espressiva, scappò detto, proprio rivolto al Marchese che gli chiedeva alcune spiegazioni di carattere agricolo :il sentimento che colse tutti i presenti (marchese compreso) fu di estrema ilarità a stento combattuta per la presenza dello stesso padrone, sapendo che una piccola mancanza di rispetto poteva costare molto cara.Per fortuna la caratteristica flemma inglese fu forse quella che evito’ qualsiasi conseguenza.

 

Quando si dice: se dai la mano poi ti prendono il braccio.

Capitò che la sig.ra marchesa si facesse portare in un giro in carrozza a vedere la grande coltivazione di grano che era in corso, accompagnata sempre dal fattore ( non si sa bene se altro o lo stesso di cui sopra, dotato di un, forse per l’epoca, eccessivo ardire comico ) finché ad un tratto ( la tapina ) chiese una previsione sul raccolto: Signora marchesa, se quest’anno ce lo tiene bello ritto sarà proprio una gran sega! -  fu la risposta.

Non si rivolta la mula al medico

( si rigira una teoria per farla tornare utile al proprio uso e consuno)

…e si va in tasca alla cavalla ceca

 

pigliarsela quanto menina sorda

( fregarsene )

 

 

La fava! – Disse il Giani!

( in tribunale,  rivolto all’avvocato che lo accusava di

avere messa incinta una ragazza tanto innocente )

 

            Tromba di culo, sanità di corpo.

Ballocce e vino novo, forza buco ora ti provo.

 

E’ arrivato Parino!  - 

Significato:  Ecco il più grande sbruffone di tutti.  – Tramandato dal racconto dello stesso ( il nome esatto era Parrino ) che sosteneva tranquillamente che quando gli Italiano erano sbarcati in Africa per prendere la città di El Ala Mein, tra la popolazione si propagò di bocca in bocca la frase appena sussurrata dal terrore: - E’ arrivato Parino!, è arrivato Parino! – e per questo cadde immediatamente nelle mani degli italiani, senza colpo ferire.

 

Sei più bugiardo del Nannetti! 

Si racconta che tale Nannetti inventasse balle talmente incredibili che tutti si divertivano ad ascoltarlo. La più famosa era quella in cui per dimostrare quanto fosse stato freddo quell’inverno, sosteneva che una volta a letto, dopo tanto soffiare per spengere la candela, si accorse che la fiamma era congelata.

 

Sono dei Bagonghi! – Allocuzione che significa: sono ridicolmente cretini.

Ma da cosa deriva questo nome? – Si deve sapere che ci fu un piccolo circo di quelli a conduzione familiare  ( tipo Fiacca ) dotato di una famiglia di nani che facevano i clowns e si chiamavano appunto Bagonghi. Talmente divertivano la gente che rimasero come esempio di ridicolezza anche per il fatto che ogni tanto facevano tappa al paese poiché tali gruppi era difficile che oltrepassassero i confini della regione ( infatti anche nella più stretta tradizione di Livorno si ritrova la stessa espressione ).

 

Mi sembri minega! -  Altra allocuzione per dire: sei proprio un deficiente. ( vedi soprannomi )

I PROVERBI DEL CONTADINO – (con la collaborazione di Franco Batistoni – detto L’Avvocato )

 

  1. Chi vuole un buon rapuglio, lo semini di Luglio;
  2. Se piove d’Agosto, piove olio mele e mosto;
  3. Settembre caldo e asciutto, maturare fa ogni frutto;
  4. Dicembre piglia e non rende;
  5. Se vuoi cocomeri come un barile, piantali il primo giovedì d’Aprile;
  6. Se piove per sant’Anna, l’acqua diventa manna;
  7. Potaprima se vuoi più legno, più tardi se vuoi più frutto;
  8. Gennaio polveraio, riempie il granaio;
  9. Luna marzolina, fa verzicar l’insalatina;
  10. Marzo tinge, Aprile dipinge;
  11. Se piove mattina e sera, se ne va la bianca e la nera ( tutta l’uva).
  12. Luglio poltrone, porta la zucca col melone;
  13. Tela e meloni, di Settembre un son più boni;
  14. Maggio fresco e ventoso, rende l’anno copioso;
  15. Pioggia d’Aprile, ogni goccia un barile;
  16. Maggio ortolano, tanta paglia e poco grano;
  17. Se un buon raccolto vuoi raccoglie’ non mi tocca’ quando son molle;
  18. Sotto l’acqua fame, sotto la neve pane;
  19. Se l’ulivo mignola d’Aprile si riempie il barile;
  20. Se semini patate a luna calante, patate belle e tante, se le semini a luna crescente,patate brutte e niente;
  21. Chi semina raccoglie e chi non semina patisce le voglie;
  22. Uva malvasia, al padrone non si dia;
  23. solco storto, sacco diritto;
  24. Se a Dicembre non tuona, l’annata non è buona;
  25. Quando l’acqua fa gallozzola, il garzone ride, il padrone incoccia. ( quando piove forte è contento l’operaio ma il padrone è arrabbiato perché il lavoro non va avanti);
  26. Se non puoi lavora’ nei campi, ( quando piove ) lavora nella stalla o in cantina;
  27. Fa più un vecchio in un canto (sta  per “cantuccio”, angolo,) che cento giovani in un campo (in altre parole conta più la saggezza e l’esperienza…);
  28. A Giugno tieni la falce in pugno;
  29. Chi dorme quanto ha sonno, non mangia quanto ha fame ( verità solo agricola?);
  30. Quando spunta la pampinina allora è buona la chiocciolina ( pampinina = foglia della vite -  se ora è vietato raccogliere la chiocciola fuori stagione, prima non si raccoglieva lo stesso se non al suo tempo);
  31.  Fammi fattore un anno, se ‘n sarò ricco sarà mio danno.

 

 

 

 

Come si vede il tema agricolo è quello che va per la maggiore rispecchiando la realtà rurale del paese, ma non mancano perle di rara saggezza che contemplano anche gli altri aspetti della vita, come le seguenti:

 

1.      Quando l’avvocato desina, va ‘n culo al delegato e ‘la su’ lesina ( desina = è a tavola, è impegnato in cose importanti, non presta la minima attenzione a colui che gli è stato inviato ( delegato )  per fargli qualche richiesta ( lesina );

2.      Quando il conto torna convien portar le corna;

3.      Mangia l’agnello in corpo alla pecora  ( detto di uno che consuma un bene prima di averlo;

4.      La lepre sta dove non si giudica;

5.      Chi non può fare fatti, con la bocca si arrabatti

6.      La vuoi munge’  soda!  ( detto a chi vuole far credere una cosa impossibile – come mungere una mucca che non ha partorito – soda );

7.      Le puttane ci son di cento qualità, la più onesta è quella che la dà;

8.      Per compagnia prese moglie un frate; ( come dire per la compagnia si fa qualunque cosa );

9.      Dove c’è campane c’è puttane  ( autoesplicativo );

10.  A chi garba le belle a chi garba le brutte, per questo motivo si maritan tutte;

11.  Strada buona non fu mai lunga;

12.  Preti frati, porci e polli, non sono mai satolli;

13.  Al contadino, tanto sonagli un corno che un violino;

14.  La granata spazza bene i primi tre giorni;

15.  Quando la donna dimena l’anca,  se non è di quelle poco ci manca;

16.  Donna baciata, mezza sonata;

17.  Tira più un pelo di potta che cento buoi; ( potta: termine dispregiativo strettamente labronico – sesso femminile;

18.  Il porco sogna ghianda;

19.  Porco pulito non fu mai grasso;

20.  Dente tolto, dolore levato;

21.  L’ascia, chi non la sa adoperar presto la lascia;

22.  I discorsi li porta via il vento ( ennesima reinterpretazione latina – verba volant ….);

23.  Cencio dice male di straccio;

24.  Chi del suo si spossessa, convien si batta un maglio nella testa;

25.  Con il tempo e con la paglia, si maturan le sorbe e la canaglia;

26.  Chi va per fotte resta fottuto; 

27.  Chi dà retta al cervello degli altri, il suo se lo può frigge! ( un piatto assai ricercato nel passato era realmente cervello fritto – specialmente di agnello );

28.  In bocca chiusa non c’entra mosche ( detto a chi perde l’occasione per dire la sua );

29.  Intelligente come il vèro di Ciaba ( vedi soprannomi – Tonino di Ciaba aveva un vèrro ( maiale ) che da Casavecchia tornava a casa ( a Castagneto ) da solo;

30.  Cosa fatta, capo ha;

31.  Il ciuco, dove casca una volta non ci casca più ( detto a chi ripete i soliti errori );

32.  Chi cambia mestiere fa la zuppa nel paniere;

33.  Pancia piena non crede a quella vuota;

34.  Pancia ritta non porta cappello e se lo porta lo porta bello;

35.  Per sant’Annunziata la rondine è tornata;

36.  Quando canta la ciga ( la cicala – Luglio/Agosto ) stai lontano dalla fica! ( è un post moderno );

37.  Se vuoi fare un dispetto a Cristo, d’un povero facci un ricco;

38.  Dimmi chi sono e non mi dì’ chi ero;

39.  D’Aprile la vecchia torna al focarile, il giovane non ci torna perché si vergogna.

 

 

 

LE " USCITE" DI OSTILIO BERTI, (vedi soprannomi - GIACCHETTA ) MARTIRE DEL LAVORO, DA TUTTI RICORDATO ALLA CRM DI PIOMBINO:

-  Conoscendo la sua abilità per scansare qualsiasi lavoro e assentarsi col minimo pretesto, un giorno che gli capitò di sbattere uno stinco su una panca, il capo ebbe l'erdire di dire: Ostilio, ora per questo non andrai mica a casa vero?-  ebbe a tambur battente la seguente risposta:

ORA ASPETTO CHE MI DICE

QUESTO ARTO ORMAI INFELICE

PARLANDOMI LA GAMBA STRAZIATA E OFFESA

M'HA DETTO OSTILIO STAI A RIPOSO,

E TIENIMI DISTESA!

 

MOCCOLO POETICO  - DI OSTILIO BERTI:

- Gesù rospo io ti offendo,  e non ti riconosco,

offendo tu pà' che è 'l can di Dio

perché a soffrì le pene

ora al mondo ci so' io.

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