RACCOLTA MOTTI E
POESIE DELLA TRADIZIONE ORALE CASTAGNETANA - Ricerca in corso di raccolta a cura di L. Fancelli
Il Contadino (primi del
‘900 – carbonai )
O
contadino di bestia natura
Di ruspice progenie maledetta
Dimmi,
chi te l’ha fatta
La testa così dura,
Che ‘nti rompe nemmeno
la saetta.
Stesso
tema:
Cristo volle mori’ fra
la gentaccia
La maggior parte contadini
Ma quando li vide gli cascar le braccia
Disse:nelle mani son dell’assassini!
NOTA -
Evidentemente
i contadini detti AMOLINI (sinonimo di grande avarizia e grettezza - ma riferito
solo a quelli che erano proprietari di piccoli poderi o appezzamenti che quasi sempre erano derivati da lasciti dei Conti
Della Gherardesca in cambio di lavoro o servigi prestati) non godevano di grande fiducia e rispetto da parte di altre categorie,
probabilmente anche a causa di una certa indipendenza ed autonomia che pochi potevano permettersi.
IL
CAPITALE ( primi del ‘900 )
Quando sarà abolito il capitale,
e camperemo senza più lavoro,
avrem montagne di formaggio,
e fiumi scorreran di latte e miele,
quando dal cielo scenderà la manna,
ci sdraieremo all’ombra d’un alloro
e diremo: pancia mia fatti capanna!
La stessa riveduta e aggiornata all’anno 2003 dal locale Club
Castagnetano Pensionati Allitterati:
Quando Prodi, Rutelli e Fassino
Andranno a governare
Ci han detto che le leggi
Faran per tutti uguale,
ci han promesso montagne di formaggio,
e che i fiumi scorreran di latte e miele,
dal cielo poi faran cader la manna,
sicché sdraiati all’ombra d’un alloro,
diremo: Pancia mia fatti Capanna!
Ci addormiremo allor profondamente
E svegliati sarem dal suono delle bande,
ci guarderemo attorno e ci vedrem,
senza più abiti e mutande.
MONUMENTO AI
CADUTI
( Scritta nell’occasione della nuova sistemazione data all’ex CIMITERO VECCHIO ( 2002 ) in cui al monumento marmoreo dedicato ai caduti della guerra mondiale furono
asportati gli angoli poiché rappresentavano
quattro fasci littori )
O
monumento come t’han piallato,
per
cancellar tutti i ricordi del passato,
i fasci ai lati te l’han tirati giù,
la stella in vetta a te non brilla più,
stella di gloria dei soldati,
per la patria e per te sacrificati,
in cima al marmo eri bellezza,
or t’han ridotto
a gran tristezza.
LA PIGLIO E LA VOGLIO, A COSTO D’ANDA’ CENTO METRI SOTTOTERRA,
E CON LA TESTA IN CIMA ALLO STOLLO.
( detto da un contadino in riferimento alla donna
bramata che i genitori volevano impedirgli di sposare - resto’ come proverbio per cio’ che si voleva fare con
grande determinazione )
INDOVINELLI ( 1941 –
anonimo conosciuto )
Domande:
Dimmi chi insanguinò il primo coltello,
Dimmi chi domò il primo cavallo,
dimmi chi domò il primo vitello,
dimmi da dove venne il pappagallo,
dimmi da dove venne il primo merlo,
dimmi chi costruì il primo battello,
dimmi chi portò la prima soma,
e chi mise la prima pietra a Roma.
Risposte:
Caino insanguinò il primo coltello,
San Gregorio domò il primo cavallo,
Sant’Isidoro domò il primo vitello,
e dall’America venne il pappagallo,
dall’Affrica venne il primo merlo,
Noè lo costruì il primo battello,
L’asino portò la prima soma
E Romolo mise la prima pietra a Roma.
UOMINI
DI POCHE PAROLE MA DI PROFONDO PENSIERO
-
Telegramma divenuto di dominio pubblico e rimasto famoso,
inviato da “ Beppetta “ ( vedi elenco soprannomi ) ad un proprietario confinante che gli aveva ( previo suo permesso ) ingombrato un campo con un deposito
di legname, ma a cui non voleva sembrare eccessivamente “ imperativo”:
Caro Serni, possibilmente, ma similmente, sgombrare il campo ma senza fretta,
perché la cosa è fine, delicata, ma non grave.
RINGRAZIAMENTO
Vi ringraziamo o degni cacciatori,
e vi ammiriamo per le vostre gesta,
fortuna volle come tiratori,
a due cinghiali voi faceste la festa,
peccato eran senza l’interiori
e vivevano in due con una testa,
e chi per voi rimase qui presente,
sapeste ringraziar con poco e niente.
( Giani – Bolgheri – 1942/43 – Cena di ringraziamento per cacciata eseguita
assentandosi dal lavoro a spese di alcuni colleghi che li sostituirono ).
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RACCONTI E RACCOLTI DI CAMPAGNA
- Tenuta Belvedere / Santa Teresa – 1937 – 1955 ( Primo
Pallini )
Clairette, Malvasia e Trebbiano,
quel vino del Taddei: un talismano!
Al mese vangatura si compiva,
e botti e tini abbondanti si riempiva.
Festa nell’aia, lontan da chi fatica per contar le sacca,
nella carraia o presso la capanna,
già nell’intervallo si tracanna.
Quel vino rosso di Gino Taddei,
qualità d’uva dire non saprei,
ma quel nettare estratto e profuso dopo le vangate,
curato a tempo giù nella cantina,
sottoterra di metri e luce pochina,
faceva lecca’ i baffi a trebbie, matrimoni e veglie,
benedizione di pietanze e teglie.
Lieti capoccia, ragazzi e massaie,
accorrevano a ber da tutte l’aie.
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Pochi vini fucci : - Taddei, Cipolli e Bucci,
^^^^^^^^^^^^^^^ Saggini, Francalacci e Donatucci.
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Vigne anni trenta e il palato si contenta;
Con dizione ai filari, per qualità d’uva senza pari!
Ricordo di Bordello
– Matteucci Galileo,sempre quello,
quanto mai patì la sete,
allo scasso per vigna alle Grascete!
Non c’è cantina pur grande che sia,
che incontri tanta simpatia!
( Primo Pallini )