CASTAGNETO CARDUCCI - Storia mai scritta

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intanto una vera "chicca" inedita  - tramandata grazie a Luigi Tuci -  riguardante un personaggio che a Castagneto ha dato il cognome, , e che quì è ancora ricordato più che per le sue opere, per le grandi ribotte a cui era solito partecipare, in cui il vino scorreva " a fiumi". Siccome i partecipanti erano chi più chi meno un po' tutti dei rimatori, il povero Giosuè doveva sorbirsi tutto ciò che capitava. Questa che segue è appunto una strofetta, partorita ad una ribotta col poeta, dall'avvocato Bacci ; - Poi passò davanti a San Guido .....

  QUANDO TU MORIRAI, PER POCA STIMA,
UNA POVERA BARA TI FARAN DI PIOPPO,
CI METTERANNO UN FIASCO D'ACQUA IN CIMA,
DI VINO NO'  CHE N'HAI BEVUTO TROPPO,
CI SCRIVERANNO UN EPITAFFIO IN RIMA,
CHE NON ABBIA NEPPURE UN VERSO ZOPPO,
CHE DICA: OR CHE IL CARDUCCI IN QUESTA FOSSA GIACE,
FINISTE O MORTI DI GIACERE IN PACE.

MI PARMILLANNI CHE ..  =  ESPRESSIONE CARATTERISTICA RAFFORZATIVA DEL BORGO. -   A titolo puramente esemplificativo riporto qui un estratto da "RIME SPONTANEE" di Franco Batistoni ( Dic.2004):
---------A UN FIORENTINO
- OGGI COME IERI
-CASTAGNETO E' SEMPRE PIEN DI FORESTIERI
-PER LE STRADE E PIAZZE FATE DA PADRONI
-E MI PARMILLANNI CHE VI LEVATE DA' COGLIONI.

Pubblico come segue, quello che per me è il più bel quadro rappresentativo del vivace borgo castagnetano nel florido periodo anteguerra ( conserviamolo almeno per gli autentici ORIGINARI DEL BORGO ), contrapposto a quello attuale di estrema decadenza commerciale e umana, ritratto da PRIMO PALLINI ( a cui ho dato una mano solo nell'aggiustamento formale delle rime )nel Marzo 2005: (Cenni biog. -  Classe 1921,da sempre attivista politico considerato dissidente, è noto per i suoi folcloristici cartelli di critica affissi un po’ dappertutto sull’operato dell’amministrazione comunale.) Autodidatta, a sua volta dipendente comunale come custode cimiteriale, diventa personaggio scomodo rappresentativo di una cultura castagnetana ancora non assoggettabile.

 

Pensar che t’han privato della gioia d’una bottega,

Col dire dei permessi, dello spazio e dell’igiene,

a suon di tasse così si fa’ ‘na sega,

del commerciante all’amministrator niente ne viene,

 perfino un chiodo o  attrezzo utile e simpatico

cercartelo lo devi ora a Donoratico.

 

Bel mi Bartoli, Giovacco, Ezio Fazzini, e poi l’orafa Cammillini,

con calzolari,  maniscalchi e Cecio, Arimondo e Scatena,

opra di legno mai ci dette pena,

poi Rigoberto, Mangeresti e del Fazzini la fornace,

con terreno e frantoio, son ricordi andati in pace.

 

Nel borgo le botteghe della Betti e d’Elia davan vantaggi,

per noi preziosi, in tandem col Maggi,

poi c’era l’Oberdana, con mezzetta e salsamenteria,

ora la pietra insegna ce l’han buttata via,

mescite a non finire e spacci al sacco, per eccellenze,

su in cima alla salita c’era Tacco, a celebrar le ricorrenze,

c’era di tutto qui sul poggio all’aria fine e ben nutriti,

tre o quattro macelli assai bene riforniti,

caffè di Leone e Pezzolino, le mandorle in vendita dal Viti.

 

Locanda o albergo, dalla Rosa o da Tosello,

chiocciole in cesta vendute da Nasello,

cavalli in sosta lì da Tasconcino

per recar provviste a botteghe case e frantoi dell’olio fino,

ed al Giuntini col molino,

senza leccornie o cioccolaterie,

povere freghe, senza tante smancerie.

 

6 nomi rimasti nella penna ora dirò difatti, da ricordar son “settimine” Pelamatti,

della cartoleria ordine grato,con sovvenzione pur di Patronato,

perfin pennini da calligrafia, ormai son cose del tutto andate via,

di tutte le forme, due lire l’uno un chilo e vai, tempi di penne e calamai.

L’Angiolina del Gelli,48, giocattoli e giochini, fino al lotto,c’era di tutto come in un emporio,

per grandi e piccini un’è illusorio.

Velluti,cotoni, berretti e cappelli,da sceglie’ e acquistare sempre più belli,

calzini, guanti,grembiuli e falzetti, trovavi dall’Ada sempre perfetti.

La Lina e Gabriello Morganti le scarpe, tenevan negozio veramente com’arte,

di tutte misure, di tutti modelli, a scelta di costi e bellezza di pelli,

Di Giulio Leonardi i ricordi son vari, detto testa di legno era lì in via Pari,

della sua mescita culinaria ormai si racconta,cartello e profumo a dir: Trippa pronta!

Poi c’eran  Trinito e Anaise, dirimpetto, pesce verdura e frutta che diletto,

lì tra Via Pari e il Borgo polli conigli e caccia, per tutti i tipi, per ogni  bisaccia,

sveglia col sidecar le donne  fa’ diventar matte,

 sempre gridava: “Abbasso, la vitella di latte!”

 

Pane croccante a legna Da Silvio e dal Pantani,

dalla Custoza e dal Lunardi

che poi si butto’ “meccanico ciclista un po’ più tardi,

e fu d’Oreste in un secondo tempo, con Aldo poi sempre arrabbiato,

con auto e moto (ma senza urgenza) servizio sempre assicurato.

 

Sarti barbieri e calzolari una ventina, pronti a servir piano e collina,

bello sarebbe ripassar la storia fina, potendo alfine risalir la china;

Ignoranti e ghiozzi, popolo basso,

sempre di più c’han preso il passo,

troppi anni passati lì a tramare

 perché la luce non possa qui tornare,

questa collina dai riflessi d’oro,

che in fin dei conti dà vita ancora pure a loro!

-----------------------------------------Castagneto Carducci  -  4/3/2005.

Con gli aranci altro invito è la tempra,

piangete bimbi che la mamma li compra,

così gusto e palato si contenta,

è la vita che va negli anni trenta!

 

SULLA LUNA  -  ( Primo Pallini )

Contesto quel che son  soliti fare, la luna in TG Meteo rovesciare,

ed io senza ‘na copia del lunario, permesso mi sono aprir sipario,

delle Comunicazion dissi al Ministro,che solo in Fede trovato ho buon registro,

accordato a Frate Indovino, nell’inverno a focarile e tavolino.

All’edicola il lunario proprio ieri, colsi il momento e volentieri,

 due ne regalai di quelli veri,che assecondan totalmente i miei pensieri.

Io certi studi non ne feci mai,e d’intento non m’infilo in questi guai,

se vedo però cosa sfottuta, drizzarla cerco a man battuta:

Dall’8 Ottobre sollevai il problema, all’Uff.di Pisa Idro e Mareografia,

miei superiori in escursion d’idrotermia,

per la stazione qui di Castagneto, che curo e guardo meglio del frutteto,

e cosippure alla Regione,

 parvemi parlare a muraglione,

la Luna gira e ‘n’è mai uguale,gobba calante un po’ che sta’ a levante,

ma ognuno seguita a fa’ come gli pare,

e  a me quel conto non mi vuol tornare.

Lor signori con tanto di patente, che gli vale?

Te la presentano a ponente, non c’è male!

Io vi ringrazio quà di vista al mare che per riferimento è sempre da fissare,

badate che il Tirreno non si può cambiare,Est e Ovest per potercisi orientare!

----- Il foglio originale ( inviato a Firenze alle edizioni di Sesto Caio Baccelli )

reca, vergata a mano in un angolo, la seguente annotazione:

----- Scusate l’improvvisazione e il male scritto,

il bisogno di parlare è cosiffatto,

io tempo a lungo da impiegare non ce l’ho,

e m’arragio sempre col poco che ho.  - 

 

 

 

 

UN ALTRO " CASTAGNETANO " : BEPPINO MORGANTI

-   Nato a Castagneto 1/2/1933 - 21/9/1998.

 

Personaggio eclettico che,  dal carattere orgoglioso e indipendente,  ma sempre aperto e socievole, ebbi l’onore e il piacere  di conoscere personalmente come ospite presso casa mia, nell’ultimo periodo della sua vita,  per cui ritengo doveroso spendere alcune righe anche in memoria di una vera amicizia:

-         Cominciamo col dire che era un anarchico: Un anarchico vero, di quelli “ di Carrara “  ( era ancora in contatto con gli ultimi rimasti ) un autodidatta alla vecchia maniera che si era istruito leggendo Bakunin, rifuggendo da ogni formazione culturale precostituita.

-         Per molti anni aveva lavorato  alla rifinitura delle barche nel locale cantiere del Conte, facendo emergere la sua particolare abilità nella lavorazione manuale del legno, tanto che ne era uscito con il titolo di Maestro d’ascia, un’attività particolarmente rara e ricercata nelle nostre zone di mare, che gli aveva permesso  di essere lui a scegliere dove e con chi  lavorare per fare ciò che più gli piaceva.

-         Da spirito libero e cittadino del mondo quale si sentiva  aveva lasciato la moglie già da molto tempo ma come mi diceva: “No ci ho mica mai leticato! “,  la rincontrava  ogni tanto aspettando che fosse il destino o la casualità della vita a metterlo sulla sua strada.

-         Particolarmente propenso ad onorare i piaceri della vita non “disdegnava” mai un buon bicchiere di vino sempre accompagnato da numerose sigarette e nella sua cucina  ( sotto casa mia ) la sera, dopo essersi preparato  una cenetta di tutto rispetto, mentre mi parlava di ideali di tempi passati, si divertiva  ad “impagliare” sedie fatte a mano.

-         Per qualche anno a Punta Ala,  dopo aver  lavorato su vari yachts,  si era aggregato ad un tipo che era come diceva lui       “ un brindellone” sempre con due pantaloncini corti e una camiciaccia sempre quella, tutta sudicia, ma che aveva uno yacht di tutto rispetto e a lui piaceva, intarsiava là sopra delle opere d’arte come sapeva fare lui in grande libertà senza avere mai da discutere con questo che parlava anche poco bene l’italiano. Poi, dopo anni di contatto ( ma lui beveva solo chissà che razza di wiskey canadese) entrarono in maggiore confidenza e lui gli disse:

 - Se vieni con me ti porto in Canada perché là di legname da lavorare ce ne ho un po’! – Ma cosa ci voi ave’ te! – rispose Beppino. Guarda, ora ti faccio vedere un filmino dove si vedono alcuni dei miei boschi. E tirando fuori un vecchio proiettore  si misero a guardare una vecchia pellicola dove non  si vedevano altro che foreste di abeti e aceri a perdita d’occhio.

-         Questo che vedi è tutto di mia proprietà – disse lui – ma Beppino rispose " seeee, bona!!"

E poi c’è troppo freddo in Canada, un ci vengo!  -  E a me disse:  Chissà chi era, pagherei a sape'! ,  sò solo che si chiamava Westinghouse!

  

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